Monday, June 25, 2007

Chin Chan e Chu

Chin Chan e Chu sono le tre piantine di BasilMenta, Basilico e Menta che sabato Lukas e io abbiamo comprato nella ChinaTown di Toronto.

In realtá eravamo convinti di aver comprato due piantine di basilico (una piú grande e una piú piccola) e una di menta, ma una volta a casa abbiamo scoperto che la piantina piú grande di basilico (Chin) é in realtá un mix tra basilico e menta! (solito pacco?). Le foglie sono un pochino piú spesse di quelle del basilico, i bordi delle foglie sono zig-zagati come quelle della menta e l'odore é meno intenso di quello del basilico normale... ma non é male lo stesso.

Camminare per le strade di China Town a Toronto é una mini avventura, si puó trovare di tutto. Signore che vendono erbe sul ciglio della strada, signori dall'aria asiatica che camminano con il carrellino per andare a fare la spesa, gente in bicicletta, venditori ambulanti di dvd pirata e ovviamente tanti turisti (compresi noi) intenti a fare delle foto suggestive in questo angolo cinese a due passi dal centro di Toronto.

Ci sono negozi di té e bubble tea (un té freddo dai vari sapori che si beve con delle palline di tapioca dentro, che in pratica sono come delle caramelle gommose), supermercati con prodotti misteriosi (almeno per noi che dobbiamo capire dal disegno cosa contengono), negozi di vestiti e scarpe, borse e prodotti legati ai cartoni animati. L'odore caratteristico di China Town (diciamo una certa puzza) deriva invece dai molti negozi che vendono roba secca (dal pesce, ai gamberetti a chi sa che cosa).

I Cinesi di Toronto sono molto organizzati, nella periferia esiste addirittura uno shopping center tutto cinese, moderno come quelli americani ma con negozi tutti orientali (che vendono dalle spezie, all'abbigliamento e ai dvd finti). Pure nella China Town di downtown (dove per altro si trova il consolato italiano, e non é lontano da Little Italy) si trovano dvd finti: 10 dollari per 3 dvd di film ancora al cinema (oppure 7 film per 20 dollari)... un affare! Ma non é l'unica cosa finta che si trova.

Per caso, Lukas e io, siamo entrati in un negozio di scarpe e tra uno scaffale e l'altro abbiamo trovato delle scarpe Gucci per la modica somma di 25 dollari! C'erano sia le infradito sia i sabot (piatti e con la punta tonda). La finitura non era perfetta (si vedeva la colla) e i modelli non corrispondevano a dei veri modelli in vendita presso Gucci (sono andata a cercare su internet), ma la stoffa era perfetta! proprio quella di Gucci (basta leggere il libro di Roberto Saviano, Gomorra, per capire un pó di piú il sistema economico dietro il mercato del finto). Lukas invece per 10 dollari mi ha comprato delle vere scarpe cinesi di mia scelta, con tanto di scatola scorticata (vedi foto su flickr). Camminando per le stradine abbiamo pure trovato altri negozi che invece vendevano le borse di Gucci (niente paragonate con quelle che si trovano a Napoli), ma questa volta non ho controllato il prezzo.

La nostra passeggiata é continuata verso Kengsington Market (la zona accanto a China Town) alla scoperta di questo quartiere spumeggiante, internazionale e dinamico. Per le stradine si trovano un sacco di negozietti un pó diversi e altri negozi con vestiti usati in mezzo a case colorate e variopinte. Un "must" (a mio parere) per chi vuole visitare Toronto.
Abbiamo addirittura trovato un supermercato sudamericano dove abbiamo comprato l'Inca kola, la Chicha Morada e la polverina per fare le patate alla Huancaina (tutti prodotti Peruviani). In fondo al supermercato (che in realtá era una sola stanza un pó stretta e lunga), c'erano delle signore che cucinavano delle specie di frittelle -non so cosa fossero, ma immagino fosse un piatto centro-americano- e delle persone erano sedute su delle sedie di plastica da giardino e mangiavano o aspettavano il loro turno per ricevere queste frittelle. Lukas e io abbiamo invece mangiato nel ristorante accanto dove facevano delle empanadas Cilene.

Per vedere qualche foto della nostra passeggiata, potete cliccare sul quadretto in alto a destra (flickr - le mie foto dal mondo).

Monday, June 18, 2007

La mia Nonna!

La mia Nonna é fantastica! Ascolta il mio programma alla radio via internet, mi scrive le email mentre lo ascolta (e io posso leggerle mentre conduco il programma alla radio) e come avrete visto piú in giú mi lascia i messaggi sul mio blog!!! Essendo pensionata ora si occupa di aiutare le coppie italiane ad adottare bambini in difficoltá Peruviani... e scrive:

Un suo interessantissimo racconto, che io ho sentito altre volte, é stato di recente pubblicato sulle pagine della Repubblica:

LEZIONE DI POLITICA

Le foglie dell' autunno 1944 erano giá tutte cadute, quando un carro tirato da un grosso cavallo ci portó dalla nostra casa di cittá, semidistrutta da una incursione aerea di qualche giorno prima, ad una solida casa montana.

Nella grande fredda stanza che ci fu destinata c' erano un letto matrimoniale e uno piú piccolo, di ferro battuto, un catino e una brocca sbeccata. Mia madre mise sulle lenzuola candide le "trapunte" che contenevano lana di pecora, cardata da poco. Sul letto grande la rossa, su quello piccolo la gialla. Mio padre avebbe abitato piú in alto , con altri partigiani. Anche se eravamo in zona antitedesca, c`era pericolo di "rastrellamenti".

Flora, una ragazza del posto, mi portó a conoscere il fienile,la stalla, la Mora e la Bigia, due vacche lavoratrici, mi disse. Flora ne munse una e mi diede in una ciotola un po' di liquido spumoso e caldo da bere. A cambio mi chiese di fornirle qualche sigaretta. -Come?-chiesi --Ma prendendole a tuo padre o a tuo fratello che vengono giú spesso!- Decisamente non mi piaceva esaudire la sua richiesta.

Tergiversai, ma Flora non si dimenticó e me le richiese, visto che gli uomini erano tornati. Non credo di essere riuscita a trovare una buona scusa, perché buscai le prime botte della mia vita. -Ma perché?- chiesi a Flora senza difendermi.-Perché arriverá il giorno che tu lavorerai la terra e io saró la figlia della maestra!-Fu la prima inaspettata lezione di politica!

di Eugenia Ugolotti Manghi - - Lima - pensionata

Ma io tanto lo sapevo giá che la Nonna scrive bene... alle medie in Argentina vinsi un concorso letterario con una poesia scritta da lei... ma non era barare, perché la poesia lei l'aveva scritta quando aveva la mia etá dell'epoca! Nonna sei grande!

Wednesday, June 13, 2007

Un cocomero tondo tondo

"C'era un Cocomero tondo tondo, che voleva essere il più bello del Mondo, che voleva a tutti quanti superare, un bel giorno si mise a cantare..." avete mai sentito questa canzone?

Da canzoni di cocomeri passiamo a storie di cocomeri: un cocomero giallo! La settimana scorsa sono andata al supermercato a Boston e ho comprato quello che pensavo fosse un normale cocomero... quando l'ho aperto, ho trovato un sacco di storie di famiglia.

In realtà, chi ha aperto il cocomero è mia mamma. Mentre ero in sala ho sentito un urlo prevenire dalla cucina... sul momento ho pensato ad una situazione di emergenza (cioè che mia mamma avesse trovato un insetto brutto e cattivo), ma in realtà l' urlo non era dovuto ad una formica gigante, bensì ad un cocomero giallo!

Anche se era la prima volta che ho visto un cocomero del colore di un limone, non era la prima volta che questi cocomeri entravano nella vita della mia famiglia. Mia mamma se li ricorda dai tempi in cui lei era piccola e i suoi genitori avevano un' azienda agricola a Nazca (città famosa per le linee di Nazca), in Perù. Siccome era piccola non ricordava tanto, ma mi ha detto che sicuramente i Nonni mi avrebbero potuto raccontare più cose. Abbiamo dunque deciso di fare una foto del cocomero (sempre la mania di fotografare il mangiare) e mandare la foto ai Nonni (in Perù).

Mia Nonna è stata la prima a rispondere, mandandomi il link di un articolo su wikipedia ed altri link che parlavano dei famosi cocomeri gialli e dicendo pure lei di chiedere al papà di mia Mamma (mio Nonno) che sicuramente avrebbe dato più informazioni.

Mio Nonno è un ingegnere agronomo. Da giovane, a parte essere un corridore di macchine (conosciuto con il nome d'arte di "lechuguita" perchè mangiava tanta insalata), allevava conigli (e mia Nonna mi racconta ancora delle gabbie che bisognava pulire e della perplessità di suo padre verso questi simpatici -ma puzzolenti- animaletti. Dopo l'università, i miei Nonni andarono a vivere a Nazca, nell'azienda di famiglia che io pensavo coltivasse solo cotone. Invece, mi ha raccontato il Nonno telefonicamente, coltivavano anche cocomeri.

Nazca è una cittá immersa nel deserto del Perù, conosciuta per i famosi disegni giganti sulla sabbia, lasciati da chi sa quale civiltà pre-Incaica. Mio Nonno andava a cavallo per i campi per controllare la coltivazione, e mi ha raccontato che non c'era niente di meglio che imbattersi in un cocomero, caldo dal sole, che spaccavano lì lì sul momento per mangiarlo, e anche se era caldo era molto dolce e dissetante.

Poi mi ha raccontato che, effettivamente, ogni tanto il cocomero che aprivano era giallo! In realtà il cocomero giallo è buono quanto il cocomero rosso, ma tutti lo consideravano migliore, perchè più raro. I cocomeri gialli non venivano coltivati a parte, semplicemente crescevano tra i cocomeri rossi. Confermando le teorie di Mendel, mi ha spiegato il Nonno, ricordandomi le teorie che avevo studiato alle medie in Argentina, alcuni dei cocomeri venivano gialli, altri rosa -un misto tra il rosso e il giallo- e infine i rossi.

Quante storie scoperte, e ricordate, grazie ad un cocomero!

Sunday, June 10, 2007

Ricordi d'inverno (o primavera?)


Aspettando che si faccia sera per prendere l'autobus che mi riporterà ad Ottawa (Greyhound delle 11h45 di sera). Ecco un video che avevo fatto qualche mese fa per un concorso di lavoro nella TSI.

Il video é interessante, se si considera che era quasi metà Marzo e nel mondo gli alberi fiorivano e la gente si sdraiava nei parchi a prendere il sole. Da noi al Polo Nord invece (ups, volevo dire a Ottawa), la neve continuava a farci compagnia.

Cliccare qui per vedere il video!

Ritorno alla casella di partenza


Ora che non mi hanno presa posso raccontarvi del lavoro ideale di cui parlavo qualche post fa:
Si trattava di viaggiare per l'Hebdo (una rivista Svizzera Romanda) attraverso l'Europa (a loro spese), muniti di computer, telecamera e macchina fotografica e scrivere un blog durante l'esperienza.
Purtroppo non mi hanno presa :(... ritorno alla casella di partenza... esiste il lavoro ideale? E se esiste, sarà mai accessibile?

Saturday, June 9, 2007

Il Sogno Americano, The American Dream

Il Sogno Americano consiste in parole povere nel lavorare, fondare una famiglia, comprare una casa e vivere felici e contenti (in prosperità)(magari facendo dei barbeque in giardino). Molti commenti, libri, programmi e blog parlano del sogno americano... io parlerò solo dell'ultimo elemento: comprarsi una casa.

Pure in Italia il sogno più grande del cittadino medio è quello di potersi comprare una casa... ma qui negli Stati Uniti hanno più mitivi che da qualcunque altra parte: gli inquilini, in pratica, non hanno diritti.

Oggi sono uscita con mia mamma per andare a vedere qualche negozio ed andare in centro. Quando torniamo, ci rendiamo conto che le luci in camera da letto erano accese (dato che la finestra si vede dalla strada di arrivo... strano, ma pensiamo che magari le abbiamo dimenticate così). Quando apriamo la porta di casa però, troviamo 4 persone e un bebè che girano per casa nostra, guardando dentro gli armadi. Ladri? No, la agenzia immobiliare.

Siccome mia mamma se ne andrà tra qualche mese, l'agenzia immobiliare si occupa di trovare nuovi inquilini, deducendo che gli inquilini che abitano ancora l'appartamento(e che pagano ancora l'affitto), non hanno diritti.

Ieri, Venerdì, ci era arrivata un'email avvisandoci che sarebbero passati a vedere la casa alle 11 del mattino, e in effetti a quell'ora si è presentato un ragazzo con delle persone interessate all'appartamento. Ma nessuno ci aveva avvisato (nè per telefono, nè per email) che qualcuno sarebbe venuto più tardi.

La signora dell'agenzia immobiliare si è scusata (penso più per non perdere la faccia con i nuovi inquilini che perchè lo pensasse veramente), dicendo che dalla prossima volta ci manderà un'email. Ma dico, è normale che questa volta non abbia pensato di avvisare chi vive in quella casa? È normale non rispettare in modo assoluto la libertà (appunto la Libertà americana) di stare a casa il fine settimana senza che nessuno entri a dare fastidio? E se uno fosse stato in bagno facendo un bel bagno nella vasca?... sarebbero entrati lo stesso? Non si fanno problemi? Evidentemente non tanti.

È per questo che capisco e condivido almeno una parte del sogno americano.. meglio comprarsi una casa ed indebitarsi...che fare la vita da inquilini!
PS. In Canada le mie esperienze da coinquilina non sono state molto meglio... American Dream anche lì?

Wednesday, June 6, 2007

Vestiti Internazionali


Tra gli obbiettivi fissati per il mio viaggio a Boston, c'era quello di trovare un vestito da indossare per il matrimonio di mia sorella (che si sposa a Settembre in Italia)... e per fortuna l'abbiamo trovato.
La scelta dei vestiti per questo evento è stata una serie di email mandate su e giù da un lato all'altro dell'Atlantico.

Un matrimonio normale è organizzato nella stessa città (o in una vicina) a quella dove abitano i futuri sposi, che probabilmente è la stessa città dove abita la maggior parte degli invitati e parenti. La sposa e la sua mamma (o chi per lei) andranno in giro per negozi a vedere i vestiti... oppure la sposa troverà il suo vestito in un negozio non lontano dalla propria città (se non proprio nella stessa città), dove porterà sua mamma e amici stretti a vederlo per prendere una decisione finale su che vestito portare. Troppo facile.

Questa è invece la nostra storia: Mia sorella è andata a scegliere il vestito in Italia (dalla Svizzera) (dopo aver visto riviste e siti internet specializzati) e poi ha portato mia cugina (Dina) nel primo tour de force. Sapendo la difficoltà di mia sorella per scegliere un semplice costume da bagno, mia cugina (come chiunque in famiglia) era terrorizzata nell'accompagnare mia sorella per scegliere non un vestito, ma IL vestito. Tutto sommato non è andata male... se non fosse che ogni volta che si provava un vestito, bisognava chiedere alla commessa se si potesse prendere una foto del vestito per mandarla alla mamma (negli USA) e a papà (in Svizzera) e possibilmente anche alla sorella gemella (cioè io) (in Canada). Poche hanno accettato (come se i vestiti non fossero comunque su tutte le pagine dei giornali) e quindi l'alternativa era una foto di sfuggita con il telefonino (grazie tecnologia!).

Così, alla fine, mia sorella ha optato per uno dei vestiti (per ovvie ragioni non ne pubblicherò la foto..ancora...) e da poco ha spedito, sia a mia mamma che a me, che ad altri parenti sparsi per il mondo la foto dell'ultima prova.

Parallelamente lo stesso dramma succedeva per gli altri vestiti (quello della mamma, sorella, ecc.). Non è facile scegliere un vestito da sole (mi rendo conto che a questo punto del mio post ho già perso tutti i lettori di sesso maschile... ma va bè, continuo con questi argomenti importanti). E quindi ora che sono a Boston sono andata un pò in giro con mia mamma per trovare IL vestito da testimone e sorella gemella (che per l'occasione non si veste uguale -ma dai?- ma in realtà non ci hanno mai vestito uguali quindi non è un dramma).

Ieri ho finalmente trovato il vestito in un negozio su Newbury St., la strada più chic di Boston, piena di negozie e gente vestita con cura (ok, su questo forse mia mamma non è d'accordo, ma io vedo tutti con gli occhi di chi è appena venuto dalla campagna... o va bè....da Ottawa, dove abbinare i colori dei vestiti che si indossano è considerato "artistico", non normale). Il negozio è una linea di abbigliamento che, come la maggior parte oggi giorno, si può trovare sia in Europa che da altre parti, infatti era stata consigliata da mia sorella e l'avevo visto pure a Toronto.

Dopo aver provato il vestito, mia mamma, con nonchalance, mi fa la foto con il telefonino che spedisce direttamente a mia sorella (2pm di Boston, 7pm di Losanna). Lei risponde e dopo la sua approvazione la decisione è fatta: lo compriamo!

Questo non è il primo vestito che compro e che poi mando a mia sorella o ai miei per commenti (anzi, a dir la verità avevo già comprato un vestito per il matrimonio a marzo, quando Ottawa era ancora solo un cumulo di neve-ghiaccio). Data la lontananza oramai ci mandiamo foto di tutto... soprattutto di roba da mangiare (del tipo "guarda come mi sono venuti bene gli spaghetti e vongole") e dei posti che visitiamo e che faranno si' che dall'altra parte dell'oceano o delle frontiere ci sentiamo più vicini.

Comunque non vi preoccupate... per il matrimonio cercheremo di esserci tutti e non viverlo online (anche se probabilmente manderemo molte delle foto alla parte della famiglia in Perù che non potrà venire)... ma che grazie a internet potrà viverlo quasi in diretta (e criticare i vestiti da lontano) :)

Monday, June 4, 2007

Il mio mezzo trasloco

Sono a Boston! Home Sweet Home. E con questo viaggio in autobus (Ottawa-Boston) ho scientificamente provato che non riesco a fare un viaggio normale.
Ogni volta che viaggio, il programma è di viaggiare dal punto A al punto B nel modo più diretto, breve ed economico possibile. L'ultimo punto di questa lista però, fa si che il viaggio non sia sempre tanto breve.
Di solito le mie sventure si limitano a ritardi d'aereo (anche di piú di 24 ore, rigorosamente passate accampata all'aeroporto), al non potere salire sull'aereo e dover aspettare quello dopo, ecc. Questa volta, è toccato all'autobus!

Venerdì sera, sono partita da Ottawa carica come uno scerpa Nepalese: 3 valigie (piene e pesanti), uno zaino (con il mio computer personale e quello dell'ufficio) e una borsa. Qualcos'altro? Bè in realtà volevo portarmi la mia sedia da campeggio con bandiera canadese (pieghevole).... ma quel poco che mi restava di senso comune mi ha fatto optare per lasciare a casa il prezioso oggetto (vedi foto). Per fortuna la mia coinquilina Ungherese mi ha aiutata a portare tutto in stazione.
Una volta sull'autobus, già partiti per Montreal, la batteria dell'autobus inizia a dare qualche problema (dopo un semaforo in salita non riuscivamo a ripartire).
Arrivati a Montreal, scopriamo che il problema era della connessione della batteria all'accensione dell'autobus. Come l' abbiamo scoperto? Bè...l'autobus si è fermato, di nuovo, a pochi isolati dalla stazione degli autobus di Montreal, in salita. Quindi tutti i passeggeri, con l'accordo dell'autista, decidono di scendere dall'autobus e farsela a piedi. L'autista lascia per strada anche le mie tre valigie. Per fortuna, dopo una piccola supplica, riesco a convincerlo ad aiutarmi ad arrivare alla stazione... e quindi rimango l'unica passeggera sull'autobus e conosco questo autista Messicano, Jaime (o Javier?).

Jaime (o Javier... vabè, facciamo JJ) riesce a far ripartire l'autobus, ma scopre che non riuscirà comunque a portarmi alla stazione perchè le strade sono chiuse per una corsa di biciclette notturna (legge di Murphy: le sfighe non vengono mai da sole). JJ però ha una soluzione: mi porta fino al deposito degli autobus, dove parcheggia e poi mi porta in centro (mentre io facevo tutti gli scongiuri sperando che non fosse un pazzo-maniaco).

Altro che pazzo maniaco, JJ si è caricato tutti i miei bagagli sulla macchina per poi aiutarmi a portarli a piedi fino alla stazione degli autobus (dato che le strade erano chiuse per la famosa corsa di biciclette) e poi lasciarmi di fronte alla porta del mio prossimo imbarco (non tutte le sfighe vengono per nuocere: sono riuscita ad arrivare fino al secondo imbarco senza dover trovare modi strani per trascinare tre valigie - avendo solo due braccia come tutti voi - uno zaino del computer e una borsa).

Qui inizia la seconda parte dell'avventura...quella che ti fa sentire un clandestino ogni volta che si passa la frontiera degli Stati Uniti... bé, un clandestino o un barattolo nel supermercato, dipende dai momenti.

Il CLANDESTINO:
L'autobus da Montreal per Boston parte alle 11:15 di sera ed arriva verso la frontiera verso l'1.30 del mattino, quando tutti sono già in un sonno profondo (e con un gran torcicollo).
Ogni tanto c'è un conducente normale, altre volte c'è quello che si sente un pò un doganiere in un film di spionaggio (questa volta c’ è toccato quest’ultimo). Quindi si ferma, accende le luci e inizia a urlare... "siamo arrivati alla frontiera, aspettate sull'autobus che i doganieri ci dicano cosa dobbiamo fare -anche se ogni volta ci dicono la stessa cosa-, prendete tutti i vostri averi e scendete dall'autobus e fate la fila... più veloci sarete e più veloce sarà il nostro viaggio - il tutto detto in un tono urlato semi-serio semi-drammatico.
Questa situazione crea un bel pò di complicità tra i passeggeri dell'autobus, soprattutto quelli non americani e non canadesi (come me) che devono andare in una parte speciale dell'edificio per riempiere il famoso fogliettino verde dove ti chiedono di mettere una crocetta sul si se sei un terrorista o cose del genere. Sono interessanti tutte le storie dei passeggeri che per un motivo o per l'altro sono sempre nervosi al momento di passare la frontiera (includendo coloro che vengono in Canada per un giorno con la speranza di poi poter prolungare il soggiorno da "turisti" negli stati uniti (aka lavoratori in nero) (questa volta una ragazza di Harvard, con passaporto israeliano-australiano e che fa un lavoro interessantissimo).

BARATTOLO DA SUPERMERCATO
Quando si passa il primo controllo (per intenderci, quello dove ti chiedono tutti i fatti tuoi di fronte a tutti), i non-americans hanno il piacere di vedere un'altra stanza dell'edificio della dogana. Qui ti fanno aspettare (a seconda dei doganieri in funzione a quell'ora) in una stanza con una grande foto del Presidente Americano che sorride quasi con un ghigno di burla.

Qui passano il tuo passaporto per una macchinetta che legge il codice e lo trasmette al computer (prima sensazione da barattolo con codice a barre che viene passato alla cassa), una volta completato il famoso fogliettino verde, è il momento delle impronte digitali e della foto (che ogni volta appaiono sullo schermo del doganiere che immagino si farà delle gran risate con le espressioni delle persone a quell'ora della notte).

Finalmente riprendiamo il viaggio, si risale sull'autobus e si aspettano coloro che hanno avuto qualche problema in più alla frontiera (a volte capita che qualcuno debba scaricarsi le valigie perchè non l'hanno lasciato passare, ma fino adesso l'ho visto succedere solo una volta). L'autobus fa ancora altre fermate, ma io quasi non me ne accorgo: approfittando della mia statura de puffo un pò cresciutello riesco a raggomitolarmi su due sedili e dormire comodamente...fino alle 6h30 del mattino quando si arriva a Boston... uffa proprio quando iniziavo a dormire bene!
Un’altro viaggio da Italiana (barattolo-clandestino) con tre valigie e due laptop!

Friday, June 1, 2007

Pronta? Quasi...



Stasera parto per Boston. La valigia è pronta? No... il biglietto ce l'ho?... no... ecco diciamo che devo ancora finire di organizzare un paio di cosette.

Nel frattempo però sono contenta perché ho giá preparato gli argomenti per il mio programma di domani e sabato prossimo. E si... dato che parto devo pre-registrare, pure questo last-minute.

Comunque, l'argomento di domani è alquanto scontato: 2 giugno Festa della Repubblica (così si ricorda a tutti cosa si festeggia). Ma per il sabato dopo ho scelto un argomento che mi piace molto: Buoni e Cattivi... dai film alla letteratura, dai fumetti alla musica! e da lì... alla politica internazionale (purtroppo) dove il nemico viene raffigurato un pò come il Pinguino di Batman, "l'asse del male". La trasmissione va in onda tutti i sabati dalle 10am alle 11am (Ottawa) e si può ascoltare anche via internet www.chinradio.com

Ora finisco di lavorare, corro alla radio, registro, corro a casa, faccio le valigie (mini-trasloco dato che approfitto per lasciare un sacco di cose da mia mamma e le porto anche un pò di panni sporchi... come sarà felice :S) e poi corro alla stazione degli autobus (Greyhound) che per fortuna si trova a pochi passi da casa (dato che di solito ci arrivo piú carica di uno scerpa Nepalese). Finalmente, sull'autobus... potrò dormire!!!! youppieeee - non yuppie - (oppure, piú probabilmene, chiacchiererò con le persone che incontro sull'autobus, non so perché alle persone piace raccontarmi la propria vita) :)